L’amore per Firenze, forse più che quello per Beatrice, segnò la vita di Dante Alighieri. Costretto a un esilio fatto di corti straniere, non dimenticò mai la lezione della Repubblica appresa nella città natale, come non cancellò mai dalla sua scrittura la ricchezza dorata del Battistero nel quale era stato battezzato, né dimenticò la storia meravigliosa dell’età dell’oro di Florentia prima romana e poi alto medioevale.

La sua opera maggiore, La Divina Commedia, continua ad ispirare artisti da ogni parte del mondo (da scrittori come Dan Brown ad autori mangaka come Go Nagai), è un capolavoro che non ha ancora pari per l’alta poesia che lo pervade e il rigore della logica che lo sorregge e che, ancora a distanza di settecento anni, appunto, riesce a portare ogni uomo alle stelle.