Nella Firenze del 400, attraverso nuove forme artistiche volute da Lorenzo de' Medici, il Carnevale raggiunse il suo apice espressivo. Tutto era pensato per divertire il pubblico attraverso le mascherate, i trionfi, i carri e i canti carnascialeschi che erano delle comiche ricche di doppi sensi e battute audaci quanto spiritose. Nel trionfo di Bacco e Arianna del 1490 e la Canzone dei sette pianeti, emerge meravigliosamente la dimensione dell'epoca. A sorprendere fu la ricchezza e lo stile poetico, conferito dai grandi umanisti e letterati del tempo, tra cui Poliziano e Machiavelli che composero diversi canti. La tradizione dei carri chiamati trionfi consentiva di festeggiare in modo vivace quanto spettacolare la ricorrenza. Erano giorni in cui gli obblighi sociali venivano sospesi, per lasciar posto allo scherzo e all'uso di maschere che permettevano l’anonimato. Oltre alla canzone e al ballo celebrativi della giovinezza e dei piaceri della vita, vi era anche l'obiettivo di stimolare l'intelletto, attraverso le idee e le concezioni che distinguevano l’opera del più noto rappresentante del casato toscano. Il tutto a voler sottolineare che anche con musica, a Carnevale… ogni scherzo vale!