In un'epoca in cui l'arte si fonde con la realtà, Aurelio Amendola, nato a Pistoia nel 1938, è sicuramente un maestro nell'arte della fotografia, ma forse sarebbe più appropriato definirlo un alchimista della luce. La sua carriera fatta di rigore e sostanza inizia negli anni '60, sempre lontana dai frivoli salotti dell'arte contemporanea, accompagnato solo con una Hasselblad che fissa la luce come nessun'altra e il suo occhio critico che la poetizza nella sua essenziale purezza. Amendola gioca con ombre e chiaroscuri, tratteggiando con la sua macchina fotografica non solo immagini, ma interi mondi. Il suo sguardo penetra la superficie delle cose, svelando la danza silenziosa tra la luce e la materia, tra il visibile e l'invisibile. Le sue fotografie del Rinascimento italiano non sono mere rappresentazioni, ma appaiono come rivelazioni, scoperte, universi nascosti che disvelano in ogni scatto la lingua dell'anima e del tempo.