Scrive Giorgio Vasari che Andrea del Verrocchio dipinse per i frati di Vallombrosa un San Giovanni battezza Cristo e che ad aiutarlo c’era “Lionardo da Vinci allora giovanetto e suo discepolo”. Leonardo, nella tavola oggi alle Gallerie degli Uffizi, “colorì un Angelo di sua mano, il quale era molto meglio che l’altre cose”. Secondo Vasari questo sigillò la storia di pittore del Verrocchio: non volle più toccare i pennelli “poiché Lionardo così giovanetto in quell’arte, si era portato molto meglio di lui”. Andrea del Verrocchio celebrato e amato a Firenze, fu molto più di un semplice maestro di bottega. Il suo desidero al cambiamento e rinovamento lo portano a studiare numerose maestranze e alla passione della geometria. Il vero talento però lo esprime nella pittura e nella scultura. E se è vero che tra i suoi alunni si contano maestri del Rinascimento fiorentino, come Botticelli, Piero Perugino e Lorenzo di Credi, fu affidata a lui la creazione della palla in rame che per secoli ornò l’orgoglio della città, ovvero la cupola del Brunelleschi. La Palla fu issata il 27 maggio 1471 e un fulmine la fece rimbalzare il 27 gennaio 1601, come si vede ancora sul lato est di piazza del Duomo, dietro l’abside, dove una lastra di marmo bianco segna il punto in cui toccò terra.