Il legame tra Marina Abramović e l’arte iniziò fin da piccola nella sua città natale, in un ambiente ostico e privo di certezze. La storia di una delle artiste più amate del contemporaneo ha comunque un lieto fine. Oggi  le sue performance sono acclamate dai principali musei del mondo!  Nel suo libro di memorie Walk Through Walls, descrive i suoi ricordi d’infanzia del dopoguerra, il paese d’origine, la Jugoslavia e il rapporto morboso con la sua famiglia. Con grande lucidità descrive i suoi lavori, vivi, estremi, carichi di vissuto e di significato personale. Il suo amore per l’Italia sboccia a Napoli, all’inizio della carriera, nel 1974 alla Galleria Studio Morra con Rythm 0. Il resto è storia, tra cui un Leone d’Oro alla Biennale di Venezia nel 1997. Sei giorni seduta su una montagna di ossa putride, pulendole una per una, come a lavar via le atrocità della guerra nei suoi Balcani, Balcan Baroque. Il prossimo incontro in Italia con la più grande pioniera della body art estrema sarà a Firenze, nel 2018, una grande retrospettiva che Palazzo Strozzi le dedica.